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sabato 25 maggio 2013

Un patto per gli investimenti

La crescente disoccupazione , in particolare giovanile, è certamente per unanime convinzione il più grave problema dell’Italia di oggi; altrettanto generalizzata mi pare l’opinione che per generare nuova occupazione si debbano avviare nuovi investimenti. Il settore pubblico può certamente agire in questo senso, ma la limitatezza delle risorse disponibili rende comunque insufficiente l’intervento dello Stato e degli Enti pubblici: indispensabile quindi un forte impegno delle imprese. Pur nella generale situazione nazionale di grave difficoltà e disagio del mondo della produzione di beni e servizi, esistono tuttavia tante imprese di successo, di medie e grandi dimensioni, sufficientemente “robuste” dal punto di vista finanziario, in grado di sostenere politiche di sviluppo. Penso quindi che si potrebbe chiedere a questo tipo d’imprese a quali condizioni potrebbero compiere un ulteriore sforzo, coordinato e stimolato dallo Stato, per incrementare il volume dei loro investimenti (ad esempio, di almeno il 10%) rispetto a quanto già previsto dai rispettivi piani industriali. Un impegno congiunto in questo senso, orientato in particolare alla ricerca e all’innovazione, potrebbe generare importanti sinergie a beneficio di tutto il sistema produttivo del nostro Paese. Si tratterebbe in sostanza di “mettere attorno a un tavolo” le migliori imprese italiane e chiedere loro un impegno aggiuntivo con un’azione di moral suasion integrata, al più, da limitate incentivazioni fiscali e/o da semplificazioni normative e/o agevolazioni creditizie, curando naturalmente che il tutto avvenga con modalità trasparenti, non discriminatorie, e tali da rispettare le normative dell’UE in materia di aiuti di Sato. L’operazione andrebbe condotta, ovviamente, coinvolgendo le organizzazioni imprenditoriali e le Regioni, in quello che potrebbe definirsi un grande “patto nazionale per gli investimenti”.

mercoledì 10 aprile 2013

I dieci saggi: un programma col timer

E’ abbastanza facile criticare la scelta del Presidente Napolitano di costituire il cosiddetto comitato dei saggi; infatti, in molti si sono esercitati nel demolire, più o meno rispettosamente, questa scelta indubbiamente del tutto inusuale e atipica, vista dai più come strumento per guadagnare tempo. Ma, a parte il fatto che a volte in politica anche guadagnare tempo può essere una scelta giusta, cerchiamo di vedere gli aspetti positivi di questa mossa giustamente definita “creativa”. Il contesto, ben noto, è una situazione di stallo determinata dai veti reciproci posti dalle tre forze politiche fra le quali è ripartita la rappresentanza parlamentare: in tale contesto, se le parti restano compatte, nessuna maggioranza di governo è possibile. La decisione di Napolitano tenta allora di spostare l’attenzione sui contenuti, puntando a creare le condizioni che portino a delineare un programma di governo che possa costituire una sorta di “minimo comune denominatore” tra le parti. Se il gruppo dei dieci saprà lavorare bene, potrà formulare una proposta di programma di governo in grado di raccogliere un consenso ampio e trasversale. La proposta dovrebbe però essere molto chiara, sintetica, con obiettivi precisi e per quanto possibile quantificati; e, soprattutto, corredata da un calendario : precise scadenze per ogni obiettivo. Una proposta del genere, soprattutto se accompagnata dalla scelta di un candidato premier di alto profilo e non di parte, potrebbe forse superare le contrapposte rigidità e consentire la formazione di un governo sufficientemente stabile e capace di realizzare almeno alcune delle innovazioni di cui il nostro Paese ha urgente bisogno.

sabato 30 marzo 2013

La repubblica dei comici

Seguendo le vicende politiche italiane degli ultimi mesi e anni ho potuto constatare che il successo elettorale dei nostri politici sembra essere direttamente proporzionale alla loro abilità di comici. Beppe Grillo è indubbiamente il più bravo, quindi: grande successo. Anche Berlusconi è piuttosto bravo: la sua comicità è un po’ vintage, del genere avanspettacolo: comunque, anche a lui buon successo di pubblico e di critica. Bersani ha tentato di fare dello spirito, ispirandosi a Crozza: risultati a volte apprezzabili, ma nel complesso scarsi. Monti ha cercato in qualche occasione di fare lo spiritoso, forzando la sua natura, con risultati disastrosi. Gianfranco Fini ha mantenuto il suo atteggiamento serio, al limite del funereo: eliminato. Come potremmo definire un Paese così? Una volta si sarebbe detto: un Paese da operetta, ma oggi sono forse ben pochi quelli che sanno che cosa sia un’operetta; diciamo allora da cinepanettone? Alla luce di queste osservazioni, c’è da chiedersi come mai la sinistra non abbia ancora pensato di candidare Roberto Benigni: non solo è bravissimo, ma conosce anche perfettamente la nostra Costituzione!

mercoledì 6 marzo 2013

Appello ai senatori e deputati 5 stelle

Più di 8 milioni di italiani vi hanno votato, condividendo le vostre idee. Tanti altri italiani, pur non avendo votato per voi, vi guardano con simpatia e speranza. Hanno visto in voi un soffio di aria fresca e pulita, un’opportunità di miglioramento del modo di fare politica nel nostro Paese.
   Ora grava sulle vostre spalle una responsabilità enorme: rispondere alle aspettative dei vostri elettori e al tempo stesso farvi carico dei problemi dell’Italia, di tutti i cittadini italiani.
   Ora non è più il tempo degli slogan e delle battute, ora siete rappresentanti del popolo italiano ed è il tempo di mettersi al lavoro per il Paese, il tempo delle scelte e delle decisioni. Che dovranno essere ispirate al bene dell’Italia, non di una parte.
   Dovete essere consapevoli che risponderete delle vostre scelte soltanto alla vostra coscienza, (e al popolo italiano), e che non si tratterà mai di scelte facili e scontate.
   Le vostre cinque stelle dovrebbero  significare: onestà, rigore, solidarietà, competenza, trasparenza; e dovreste aggiungerne anche altre: responsabilità, rispetto delle istituzioni democratiche, onestà intellettuale, capacita di ascolto e di dialogo, concretezza, tolleranza.  
   E, per favore, smettetela di parlare di inciucio ogni volta che si tenta un dialogo. Chi di voi ha studiato ingegneria o architettura spieghi per favore agli altri che “compromesso” non è una parolaccia, e che un buon compromesso è alla base di ogni buon progetto.
   Dovete essere consapevoli che con le vostre scelte potrete determinare un futuro migliore per l’Italia, oppure aggravare e rendere irreversibile il suo declino.