LARGO AI GIOVANI?
Oggi, forse più che
in altri periodi storici, si tende a riempirsi la bocca di considerazioni sui
giovani, da una parte compiangendo le giovani generazioni che trovano meno opportunità di lavoro delle precedenti;
dall’altra esaltandone le potenzialità e
invocando “rottamazioni” e ricambi generazionali che buttino fuori i vecchi per
dare spazio ai giovani. Tralasciando il primo tipo di considerazioni, che certo
sono ben giustificate dai dati drammatici sulla disoccupazione giovanile in
Italia (attualmente oltre il 40% !), vorrei soffermarmi sul secondo tipo che
raccoglierei in blocco sotto la denominazione di “giovanilismo”. L’esaltazione
del giovanilismo non è certo una novità: senza risalire alle antiche civiltà
greche e romane, basterà ricordare il “largo ai giovani” dell’Italia fascista,
slogan associato ai miti tipicamente maschilistici dell’epoca. Oggi quello
slogan sembra tornato d’attualità, soprattutto a proposito del rinnovamento
della classe politica. Sacrosanto, questo rinnovamento, viste le prove non
esaltanti fornite da tanti, troppi politici nel corso degli ultimi decenni; ma
è fastidioso, per me ingiusto e inaccettabile, farne una questione di età
anagrafica: la giovane età non
garantisce un bel nulla; gli imbecilli,
i disonesti, i furbastri si possono ritrovare in qualsiasi classe di età. Così
come si possono ritrovare “belle persone” (raramente, certo!) di ogni età. E
allora, perché non provare ad accantonare frasi fatte e slogan correnti? Per un
attimo, proviamo a cambiare prospettiva, e magari a sognare una società
“ideale”. Io me la immagino aperta a tutti: giovani, meno giovani, anziani e
vecchi. Che a tutti venga data le possibilità di esprimersi, e di dare un contributo alla società, ciascuno secondo le
sue capacità, competenze, esperienze. Senza pretendere che i vecchi siano
tutti depositari di saggezza (ci sono
anche gli eterni adolescenti!), né che i giovani siano tutti pieni di energia e
voglia di fare (ci sono anche i nati stanchi!). Utopia? Si, certamente. Ma le
utopie hanno il pregio di far riflettere
e, qualche volta, contribuiscono a migliorare il mondo.