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giovedì 9 febbraio 2017

Lettera a Michele Serra

Gentile Serra,

   nella sua Amaca di venerdi 3 febbraio ha ironizzato sull’abuso del termine “populista”. Per una volta, non sono d’accordo con lei. E’vero, l’uso di questa parola sta dilagando, ma il problema non è la parola, è purtroppo la realtà che rappresenta. Se non ci piace populismo usiamo un altro termine: che so, demagogia? Ma bisognerà pure battezzare in qualche modo il diffondersi in ogni ambiente di idee, atteggiamenti, opinioni, invettive, sentenze che hanno lo scopo di ottenere un facile consenso tra la “ggente” falsificando o semplificando esageratamente la realtà, proponendo soluzioni semplici a problemi complessi, vellicando gli istinti più beceri e diffusi, abbracciando allegramente i più triti luoghi comuni, sbeffeggiando le istituzioni. Troviamo tutto questo tra i politici, ma non solo; anche tra giornalisti, opinionisti, comici, magistrati. A proposito di questi ultimi: le pare sensato che l’amministratore delegato di un’azienda con 70.000 dipendenti venga condannato come responsabile di un singolo incidente? Che il sindaco di una grande città (Genova) venga condannato per un’alluvione? Che venga incriminato per omicidio volontario chi ha provocato un’incidente stradale? (accadeva prima dell’emanazione della nuova legge sui crimini della strada). A me sembrano tutti esempi di populismo.