Le piccole grandi
città d’Italia
Le piccole città in Italia: una realtà tanto diffusa
quanto misconosciuta e da valorizzare
Leggevo, qualche
giorno fa, un articolo di Piero Ottone che descriveva un’esperienza positiva di
un suo conoscente che, di passaggio in una città italiana, aveva potuto
riscontrare comportamenti civili in un ambiente sereno e confortevole; l’autore
quasi se ne scusava, non essendo usuale per i media riportare esperienze
positive, perché ritenute non-notizie.
L’episodio descritto nell’articolo si riferiva a una grande
città (Milano, presumo), ma questa lettura mi ha dato lo spunto per una diversa
riflessione: se vogliamo trovare nel nostro Paese esempi di civiltà e buona
qualità della vita, non dobbiamo guardare le metropoli, ma i tanti piccoli e
medi centri urbani. Pochissima attenzione è dedicata dai mezzi di comunicazione
a queste realtà, così diffuse nel territorio e così misconosciute. Eppure, l’84%
degli italiani (oltre 50 milioni) vive in città con meno di 200.000 abitanti:
ed è in queste città che possiamo riscontrare numerosi casi di buon governo
locale, di civismo degli abitanti, di servizi efficienti; città, si usava dire
con espressione ormai un po’ logora, “a misura d’uomo”. Non fanno notizia?
Certo, se le cose funzionano non si sa che cosa dire, i cronisti e le
telecamere arrivano a frotte nelle piccole città solitamente tranquille soltanto
quando vi succede qualche fatto da cronaca nera; con l’inevitabile seguito di
interviste demenziali ai vicini di casa della vittima (solare, piena di voglia
di vivere) e dell’assassino (una persona tanto per bene). Si, conosciamo le
regole del giornalismo: le famose 5 w, il cane che morde un uomo che non fa
notizia, eccetera; ma non mi pare giusto ignorare la quotidianità di queste
realtà, forse è proprio grazie ai 50 milioni di italiani che vivono e lavorano “in
provincia” che questo Paese in qualche modo va avanti. Non posso e non voglio riportare degli esempi:
l’elenco risulterebbe al tempo stesso troppo lungo e troppo limitato, dal
momento che l’esperienza diretta di una singola persona non può che essere
estremamente parziale. Ma sarebbe bello che, non da giornalisti, ma da
cittadini, ciascuno di noi, guardandosi intorno, provasse a scoprire alcune di
queste realtà positive e, magari, le facesse conoscere: sono convinto che
dall’insieme delle testimonianze scaturirebbe un’immagine del nostro Paese
migliore di quella che usualmente gli viene attribuita. Sia chiaro, però, che
con queste riflessioni non intendo riproporre la vecchia idea del “piccolo è
bello”. So benissimo che piccolo può essere brutto, bruttissimo; voglio solo
dire che nel piccolo è più probabile ritrovare dei buoni esempi.