IPOTESI PROGETTUALE
Per un CENTRO DI RICERCA E
FORMAZIONE SU SISTEMI DI PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTE
RINNOVABILE e sull’ EFFICIENZA ENERGETICA NEL TRASPORTO MARITTIMO
Sommario
- Premessa
- Le direttive europee
- Il Piano di Azione Nazionale
- La ricerca e la sperimentazione in campo energetico
- La proposta
- Dall’idea al progetto
- Tappe intermedie
- Premessa
L’ipotesi progettuale nasce dalla
contestuale valutazione di aspetti connessi alle prospettive di
evoluzione dei sistemi energetici a livello nazionale ed europeo, di
aspetti socioeconomici relativi al territorio considerato1,
di aspetti geofisici del territorio stesso.
Per quanto riguarda l’evoluzione dei
sistemi energetici, è sufficiente richiamare brevemente le numerose
direttive UE che hanno indirizzato gli stati membri verso la
promozione dell’efficienza negli usi energetici e della produzione
di energia da fonti rinnovabili (FER), nonché i provvedimenti
nazionali adottati in attuazione delle suddette direttive.
Relativamente agli aspetti
socioeconomici, il territorio è caratterizzato da alcuni anni da
una situazione di pesante declino, per effetto di una transizione
traumatica e tuttora non risolta da una economia basata
essenzialmente sulla presenza di strutture militari (MMI, base USA)
ad una futura, ma non ancora realizzata, economia basata sul turismo
e il diporto nautico.
Infine, per quanto riguarda gli
aspetti geofisici, il territorio è caratterizzato da elevata
ventosità e livello di insolazione, condizioni essenziali per lo
sfruttamento di due delle principali fonti energetiche rinnovabili.
Sono inoltre presenti aree e infrastrutture sottoutilizzate che
possono risultare idonee per l’installazione di impianti
sperimentali.
Sembrano quindi sussistere le
condizione favorevoli per ipotizzare un’iniziativa progettuale
relativa alla realizzazione nel territorio dell’isola di un centro
di ricerca, sperimentazione e formazione in campo energetico
con riferimento all’utilizzo di FER e all’efficienza energetica
nel trasporto marittimo.
La presente nota non si propone di
assumere la veste di studio di fattibilità, ma soltanto di esporre
un’idea di massima allo scopo di verificare se attorno ad
essa può costituirsi un gruppo di soggetti interessati ad
approfondirla e a dare eventualmente corso ai necessari studi
preliminari di fattibilità.
- Le direttive europee
A livello dell’ Unione Europea, i
primi passi verso una politica energetica comune sono stati fatti a
partire dalla seconda metà degli anni ’90, soprattutto per quanto
riguarda la promozione di un mercato liberalizzato dell’energia. Ma
è con la ratifica del Protocollo di Kyoto, nel 2002, che si sono
impostate le basi per una condivisione a livello europeo degli sforzi
da compiere per costruire un sistema energetico ambientalmente
compatibile nell’ottica più generale dello sviluppo sostenibile.
Un importante contributo in tal senso
è stato compiuto attraverso la pubblicazione del Libro Verde
sull’energia del 20062,
con il quale la Commissione europea, propone una politica energetica
articolata su tre obiettivi fondamentali: sostenibilità,
competitività, sicurezza degli approvvigionamenti.
Da quel momento si sono succedute
numerose iniziative comunitarie volte a delineare in maniera sempre
più puntuale e dettagliata una politica energetica comune basata
sullo sviluppo di un mercato dell’energia libero e paneuropeo,
sulla promozione di un’economia verde ad elevata efficienza
energetica e a basse emissioni di CO2, sulla garanzia di
approvvigionamenti energetici sicuri, affidabili e competitivi.
Successivamente l’Unione europea,
con il cosiddetto “pacchetto clima-energia” del 2009, ha
compiuto importanti passi avanti nella creazione del nuovo sistema
energetico europeo. Le misure studiate dalla Commissione europea
sono gli strumenti con cui si intende raggiungere l’obiettivo di
limitare a 2° C l’aumento medio della temperatura su scala
planetaria rispetto all’epoca preindustriale: questo valore
corrisponde al limite oltre il quale gli impatti dei cambiamenti
climatici aumenterebbero drasticamente. Le ricerche dimostrano che,
stabilizzando la concentrazione dei gas serra a 450 ppm di CO2
equivalente, la probabilità di raggiungere l’obiettivo dei 2° C è
una su due3.
A seguito di queste proposte della Commissione europea del 10 gennaio
20074,
il Consiglio europeo, nell’ambito del Consiglio di primavera dell’8
e 9 marzo 2007, ha approvato i seguenti obiettivi, successivamente
adottati dal Parlamento europeo attraverso una serie di direttive e
regolamenti che raccolgono tutte le misure proposte5:
- aumento dell’efficienza energetica per tagliare del 20% il consumo energetico dell’UE rispetto alle previsioni per il 2020;
- incremento fino al 20% della percentuale rappresentata dalle fonti rinnovabili nel consumo energetico complessivo dell’UE entro il 2020 (per l’Italia l’obiettivo è fissato nel 17%);
- incremento della percentuale minima costituita dai biocarburanti fino ad almeno il 10% del consumo totale di benzina e gasolio per autotrazione all’interno dell’UE, sempre entro il 2020;
- riduzione delle emissioni inquinanti dei veicoli, in modo da raggiungere la soglia di 120 g di CO2/km entro il 2012;
- promozione di una politica di cattura e stoccaggio del carbonio che sia compatibile con l’ambiente;
- sviluppo ed estensione del sistema comunitario di scambio delle quote di emissioni dei gas serra (noto con la sigla EU ETS).
In relazione a questi obiettivi, la Commissione europea, inoltre, ha
proposto che l’UE, nell’ambito dei negoziati internazionali,
fissi l’obiettivo di abbattere le emissioni di gas serra dei paesi
industrializzati del 30% (rispetto al livello del 1990) entro il
2020. Finché non verrà stipulato un accordo internazionale, e fatta
salva la posizione che adotterà nei negoziati internazionali, l’UE
si è comunque impegnata, in maniera autonoma, a ridurre le
proprie emissioni di almeno il 20% entro il 2020 rispetto ai
valori del 1990. Questi sono solo i primi passi verso una strategia
energetica europea che si prevede dovrà condurre ad un taglio delle
emissioni di CO2 del 60-80% (fino a ipotesi del 90%)
rispetto ai livelli del 1990, in un quadro di riduzione delle
emissioni del 50% a livello planetario rispetto al 1990.
In tale contesto, assume particolare
rilevanza la Comunicazione della Commissione Europea COM(2011)112
del 8 marzo 2011, con la quale viene proposta al Parlamento
Europeo una tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse
emissioni di carbonio nel 2050”. Essa descrive come poter
conseguire, entro il 2050, l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas
a effetto serra dell'80-95% in modo economicamente sostenibile,
prevedendo degli orientamenti per politiche settoriali, strategie
nazionali e non, e investimenti a lungo termine finalizzati a ridurre
le emissioni di CO2. In concreto la Commissione europea propone fasce
di riduzione delle emissioni per alcuni settori chiave per il 2030 e
il 2050.
La Commissione individua come tappa
“intermedia” fondamentale per il conseguimento degli obiettivi a
lungo termine in materia di clima e energia il raggiungimento
dell’obiettivo di risparmio, entro il 2020, del 20% del proprio
consumo di energia primaria. Allo scopo, insieme alla “Tabella di
marcia verso un’economia a basse emissioni di carbonio nel 2050”
di cui sopra, la Commissione ha presentato anche un apposito “Piano
di efficienza energetica 2011” – COM(2011) 109.
Nel Piano la Commissione europea
individua 6 settori chiave nei quali intervenire attraverso
l’adozione di varie misure, in particolare:
- il ruolo chiave che deve essere svolto dal settore pubblico;
- il potenziale di risparmio energetico degli edifici del settore privato;
- un nuovo approccio “energeticamente compatibile” nel settore industriale;
- una migliore organizzazione degli strumenti di sostegno finanziario;
- il miglioramento delle prestazioni energetiche dei dispositivi utilizzati dai consumatori;
- i Trasporti come ambito fondamentale per il risparmio energetico.
In sostanza, l’Unione europea sta
attuando una politica energetica che promuova una economia a basso
tenore di carbonio, che significa realizzare un nuovo modo di
produrre e consumare energia nei principali settori (edilizia,
trasporti, industria) passando per un presupposto chiave per
l’attuazione di questa politica di lotta ai cambiamenti climatici,
costituito dalla effettiva realizzazione di un mercato europeo
dell’energia completamente liberalizzato. Per attuare questi
obiettivi, l’UE sta realizzando diverse iniziative volte alla
promozione del risparmio energetico e alla diffusione delle fonti
rinnovabili:
- provvedimenti legati alla disciplina delle prestazioni energetiche in edilizia, a cominciare dalla direttiva 2002/91/CE recentemente aggiornata dalla direttiva 2010/31/UE, che fissa requisiti minimi di rendimento energetico degli edifici e disciplina i criteri generali della certificazione energetica degli edifici.
- La direttiva 2006/32/CE concernente “l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici” fornisce il quadro giuridico di riferimento per la promozione dei servizi energetici e delle forme imprenditoriali (ESCO) in grado di renderli disponibili, realizzando interventi di efficientamento energetico dei sistemi esistenti e accettando un certo margine di rischio finanziario: il pagamento dei servizi forniti e degli investimenti effettuati si basa infatti sul risparmio derivante dal miglioramento dell'efficienza energetica conseguito.
L’adozione della direttiva
2006/32/CE ha rappresentato una tappa importante nella definizione di
una politica comune europea per l’uso efficiente dell’energia.
Uno degli aspetti più rilevanti della Direttiva è la previsione di
obiettivi indicativi di risparmio energetico in capo ai singoli Stati
Membri. In base al provvedimento, ogni Stato Membro dovrà
raggiungere un obiettivo complessivo di risparmio energetico pari al
9% entro il nono anno di applicazione della Direttiva stessa (2016);
la base di calcolo per la quantificazione dell’obiettivo è
costituita dai consumi interni finali medi di energia registrati nei
settori che rientrano nel suo ambito di applicazione, calcolati nei
cinque anni precedenti per i quali sono disponibili i dati migliori.
In linea con tale obiettivo, ogni Stato Membro è tenuto a
predisporre e presentare alla Commissione Piani di Azione in materia
di Efficienza Energetica (PAEE) negli anni 2007, 2011 e 2014.
In attuazione di quanto sopra, nel
luglio 2007 il Governo Italiano ha predisposto e inviato alla
Commissione Europea il Piano d’Azione Italiano per l’efficienza
energetica 2007 .
La direttiva 2006/32/CE è stata
recepita nell’ordinamento italiano attraverso il D.Lgs. 30 maggio
2008, n. 115, con il quale sono stati introdotti nel quadro normativo
nazionale alcuni importanti concetti e strumenti funzionali alla
promozione dell’uso efficiente dell’energia6.
Tra i concetti introdotti per la prima volta nell’ordinamento
nazionale si ritiene utile richiamare i seguenti:
- “«risparmio energetico»: la quantità di energia risparmiata, determinata mediante una misurazione o una stima del consumo prima e dopo l'attuazione di una o più misure di miglioramento dell'efficienza energetica, assicurando nel contempo la normalizzazione delle condizioni esterne che influiscono sul consumo energetico”;
- “«ESCO»: persona fisica o giuridica che fornisce servizi energetici ovvero altre misure di miglioramento dell'efficienza energetica nelle installazioni o nei locali dell'utente e, ciò facendo, accetta un certo margine di rischio finanziario. Il pagamento dei servizi forniti si basa, totalmente o parzialmente, sul miglioramento dell'efficienza energetica conseguito e sul raggiungimento degli altri criteri di rendimento stabiliti”;
- “«ESPCo»: soggetto fisico o giuridico, ivi incluse le imprese artigiane e le loro forme consortili, che ha come scopo l'offerta di servizi energetici atti al miglioramento dell'efficienza nell'uso dell'energia”;
- “«sistema di gestione dell'energia»: la parte del sistema di gestione aziendale che ricomprende la struttura organizzativa, la pianificazione, la responsabilità, le procedure, i processi e le risorse per sviluppare, implementare, migliorare, ottenere, misurare e mantenere la politica energetica aziendale”.
Il D.Lgs. n. 115/08 ha anche
previsto7
che, con uno o più decreti del Ministro dello sviluppo economico e a
seguito dell'adozione di apposite norme tecniche da parte
dell'UNI-CEI, siano approvate una procedura di certificazione
volontaria per le “ESCO” e per gli “esperti di gestione
dell’energia” (“allo scopo di promuovere un processo di
incremento del livello di qualità e competenza tecnica per i
fornitori di servizi energetici”) e una procedura di
certificazione per il “sistema di gestione energia” e per le
diagnosi energetiche (“allo scopo di promuovere un processo di
incremento del livello di obiettività e di attendibilità per le
misure e i sistemi finalizzati al miglioramento dell'efficienza
energetica”).
In attuazione di tale disposizione,
nel mese di luglio 2009 è stata pubblicata la norma tecnica UNI CEI
EN 16001 relativa ai “sistemi di gestione dell’energia”,
nel mese di dicembre 2009 la norma CEI UNI 11339 che definisce i
requisiti generali per la qualificazione degli “esperti in
gestione dell’energia” e nel mese di aprile 2010 la norma UNI
CEI 11352 che definisce i requisiti generali per la qualificazione
delle “società che forniscono servizi energetici volti al
miglioramento dell'efficienza energetica presso i propri clienti con
garanzia dei risultati (ESCO)” e individua una lista di
controllo per la verifica del possesso di tali requisiti.
Da ricordare, sempre in tema di
risparmio ed efficienza energetica, anche la direttiva 2004/8/CE
sulla promozione della cogenerazione basata sulla domanda di calore
utile nel mercato interno dell'energia, recepita nel nostro Paese con
il D.Lgs. 8 febbraio 2007, n. 20, orientata alla diffusione della
cogenerazione (CHP), una tecnologia che consente risparmi di
combustibile dell'ordine del 20-30% e oltre: attualmente, il
potenziale nazionale di cogenerazione nell'industria e nei servizi è
sfruttato soltanto per piccola parte. Uno studio del GSE rivela
infatti che già nel 2010 l’Italia sarebbe in grado di aumentare
del 70% il calore prodotto in cogenerazione. E’ in particolare il
settore della micro e piccola cogenerazione applicata nel settore
edilizio che può dare, in una ottica di generazione distribuita, un
contributo notevole all’efficienza energetica complessiva del
sistema.
Inoltre, la direttiva 2005/32/CE
sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti che consumano
energia, recepita nel nostro paese con il D.Lgs. 6 novembre
2007, n. 201, è stata aggiornata con la direttiva 2009/125/CE
sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia.
La EUP è una direttiva “quadro”, che si applica mediante
regolamenti riguardanti specifiche categorie di prodotti, che una
volta approvati divengono automaticamente cogenti, prevedendo la
impossibilità di immettere sul mercato i prodotti non conformi alle
specifiche previste dal regolamento. Al riguardo, inoltre, la
direttiva 2010/30/UE sulla indicazione del consumo di energia
mediante l’etichettatura ed informazioni uniformi relative ai
prodotti costituisce una “coppia funzionale” con la precedente
relativa all’ecodesign, ed è l’esplicitazione del piano d'azione
sulla politica industriale sostenibile che ha
individuato l'etichettatura dei prodotti correlati all'energia
come un mezzo per rafforzare le sinergie tra misure legislative
esistenti.
Per quanto riguarda invece la
promozione dello sviluppo delle fonti rinnovabili, si registra che la
direttiva 2001/77/CE sulla promozione dell'energia elettrica prodotta
da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno
dell'elettricità, recepita nel nostro paese con il D.Lgs. 29
dicembre 2003, n. 387, è stata aggiornata con la direttiva
2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti
rinnovabili. Occorre ricordare che la citata direttiva 2001/77/CE
(successivamente aggiornata dalla direttiva 2009/28/CE) prevedeva una
serie di meccanismi volti a promuovere lo sviluppo delle fonti
energetiche rinnovabili con particolare riferimento alla produzione
di energia elettrica. A tale scopo, sulla base dei dati del 1997, la
direttiva proponeva obiettivi indicativi nazionali utili a conseguire
gli obiettivi indicativi comunitari al 2010 del 12% di fonti
energetiche rinnovabili sul consumo interno lordo di energia e del
22% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili sul consumo
interno lordo di energia elettrica. Per l’Italia l’obiettivo di
energia elettrica prodotta a partire da fonti rinnovabili era del
25%, peraltro conseguibile soltanto qualora fossero soddisfatte
alcune ipotesi di sviluppo del settore elettrico8.
Oltre a questi obiettivi indicativi, la direttiva 2001/77/CE
introduceva nell’ordinamento comunitario ulteriori meccanismi di
sostegno delle fonti rinnovabili (quali ad esempio la “garanzia di
origine”) e strumenti di promozione (valutazione dei regimi di
sostegno nazionali delle fonti rinnovabili, semplificazione delle
procedure amministrative, ecc.).
La revisione della direttiva
2001/77/CE mediante la direttiva 2009/28/CE ha comportato la
ridefinizione dell’intero quadro di riferimento, a partire dalla
stessa definizione di fonti rinnovabili di energia. Essa vincola i
Paesi membri a definire ed aggiornare periodicamente un Piano di
Azione Nazionale (PAN) per le energie rinnovabili, che faccia
riferimento agli obiettivi stabiliti: per l’Italia, l’obiettivo
fissato corrisponde al raggiungimento di una quota di energia da
fonti rinnovabili pari al 17% dell’intero fabbisogno energetico
nazionale.
- Il Piano di Azione Nazionale
In attuazione della Direttiva
2009/28/CE, il 30 giugno 2010 il Governo ha pubblicato il primo Piano
di Azione Nazionale (PAN) per le Energie Rinnovabili (ai sensi
dell’art. 4 della direttiva 2009/28/CE), con il quale viene
definito il programma per raggiungere entro il 2020 l’obiettivo
assegnato dall’Europa in termini di quota minima dei consumi lordi
finali coperta da fonti energetiche rinnovabili (termiche ed
elettriche).
La completa attuazione della
direttiva 2001/77/CE, specie come modificata dalla direttiva
2009/28/CE, nel nostro Paese è tuttavia in grave ritardo: si pensi
che solo recentemente sono state definite le Linee guida nazionali
per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti
rinnovabili9,
ove è stato chiaramente indicato che “le sole Regioni e le
Province autonome possono porre limitazioni e divieti in atti di tipo
programmatorio o pianificatorio per l'installazione di specifiche
tipologie di impianti alimentati a fonti rinnovabili ed
esclusivamente”10
secondo particolari criteri, dando così la possibilità finalmente
alle regioni di disciplinare nel dettaglio la materia: in questo
senso.
Coerentemente alle Linee guida
nazionali, le Regioni provvedono pertanto ad indicare le aree e i
siti non idonei alla installazione di specifiche tipologie di
impianti energetici alimentati a fonti rinnovabili allo scopo di
tutelare l’ambiente, il paesaggio, il patrimonio storico e
artistico, le tradizioni agroalimentari e la biodiversità11.
D’altra parte è stato approvato il
decreto di recepimento della direttiva 2009/28/CE, il “Decreto
Romani”, che comporterà una serie di ripercussioni significative
nell’ambito della promozione delle fonti rinnovabili. In
particolare, sebbene possano essere considerate positivamente molte
novità introdotte da tale decreto, soprattutto per il fotovoltaico
rimane un ampio margine di incertezza che creerà certamente un
rallentamento dello sviluppo di tale settore. Ci si riferisce, in
particolare, al rapido susseguirsi di provvedimenti che disciplinano
il riconoscimento delle tariffe incentivanti: dal Terzo Conto Energia
(approvato con D.M. 6 agosto 2010), al Quarto conto del 2011 ed al
Quinto del 2012.
- La ricerca e la sperimentazione in campo energetico
Alle attività di ricerca e
sperimentazione compete evidentemente un ruolo di fondamentale
importanza per conseguire gli obiettivi di efficienza energetica e di
utilizzo delle FER fissati dalle pianificazioni europea e nazionale.
Per quanto riguarda le FER si riporta qui di seguito quanto viene
affermato in proposito dal soprarichiamato PAN:
“Sebbene
il formato del Piano di azione non preveda esplicitamente azioni di
ricerca e innovazione, si
ritiene
comunque importante evidenziare lo sforzo presente e futuro sulla
ricerca ………,
dalla quale ci si
attendono soluzioni in grado di assicurare un crescente utilizzo
delle rinnovabili, la riduzione dei costi e lo sviluppo di
opportunità industriali e occupazionali.
-
Programma
Industria 2015.
Il
sottoprogramma “efficienza energetica” mette a disposizione
risorse destinate alla realizzazione
di
progetti innovativi, in particolare nel fotovoltaico e nell’eolico.
Attualmente i 30 progetti
vincitori
del bando coinvolgono 234 imprese (di cui il 54% di piccole e medie
dimensioni) e 160
enti
di ricerca, attivando oltre il doppio di investimenti in attività di
ricerca e sviluppo, di cui il 20%
nel
Mezzogiorno.
-
Ricerca di
sistema nel settore elettrico.
Il
Piano triennale 2009-2011 mette a disposizione oltre 200 milioni di
euro per progetti di enti di
ricerca
e imprese, di cui una parte significativa destinata alle rinnovabili.
La disponibilità strutturale
e
continua di risorse rende tale strumento particolarmente prezioso per
il perseguimento di obiettivi
di
medio e lungo termine.
-
Programma
operativo nazionale ricerca e competitività del Quadro comunitario
di sostegno 2007-
2013.
Tale
programma individua, tra le aree scientifico-tecnologiche di valenza
strategica, lo sviluppo di
filiere
coerenti con i temi prioritari di ricerca individuati a livello
comunitario tra le quali:
generazione
distribuita, cogenerazione, energia solare, rifiuti, biofuel,
geotermia, elettrochimica, usi
razionali
dell’energia, riduzione emissioni, e altri ancora.
-
Bando
Ministero Politiche Agricole Alimentari e Forestali per il
finanziamento di progetti di
ricerca
nel settore Bioenergetico.
Tale
bando mette a disposizione risorse per l’attuazione di progetti di
ricerca riguardanti le seguenti tematiche: ottimizzazione delle
filiere esistenti avvalendosi della ricerca agronomica, genetica e
della LCA; sviluppo di filiere produttive per l’ottenimento di
biocarburanti di seconda generazione; sviluppo nella filiera del
biodiesel di programmi per il recupero dei sottoprodotti; sviluppo
nella filiera del biogas di programmi per il recupero dei prodotti di
scarto e per l’ottimizzazione della fermentazione delle biomasse.
In
generale, il Governo intende orientare e potenziare gli strumenti di
sostegno alla ricerca e
all’innovazione,
con l’obiettivo di rafforzare la capacità competitiva
dell’industria su quelle tecnologie e applicazioni per le quali, a
fronte di un significativo potenziale di diffusione, sia presente un
tessuto produttivo dotato del necessario know how per lo sviluppo
delle predette tecnologie e applicazioni.”
E’ opportuno a questo punto
ricordare che le attività di ricerca nel campo delle energie
rinnovabili si svolgono presso le Università, ma anche presso centri
di ricerca sia privati che pubblici : in particolare, a livello
nazionale è assegnato all’ENEA un ruolo essenziale in questo
campo. Diversi progetti di ricerca sono poi realizzati
mediante forme di collaborazione fra Università, centri di ricerca e
imprese.
Le tematiche da affrontare nell’ambito
della ricerca in materia di energia in generale e di FER in
particolare sono assai numerose, e possono riguardare12:
- le fonti
- i vettori energetici
- le tecnologie di produzione
- le tecnologie di trasporto e distribuzione dei vettori energetici
L’attività di ricerca può
rientrare, com’è noto, nella tipologia della ricerca di base,
ovvero nella ricerca applicata e nella sperimentazione;
mentre la prima tipologia può essere opportunamente riservata alle
Università ed ai centri di ricerca esistenti, anche per non
disperdere risorse limitate in molte direzioni, la seconda può
trovare nuovi spazi anche attraverso una individuazione di alcuni
specifici settori sui quali concentrare l’attività.
Un’importante attività di ricerca
applicata sui sistemi energetici è svolta anche da RSE – Società
per Azioni controllata dal GSE , Società pubblica cui sono stati
assegnati compiti di grande rilievo nel governo del sistema
energetico nazionale, con particolare riguardo alle fonti
rinnovabili.
- La proposta
La presente proposta si riferisce
all’ipotesi di realizzare nel territorio dell’isola di La
Maddalena una struttura finalizzata a svolgere un’attività di
ricerca applicata e sperimentazione riguardante le seguenti 5
aree specifiche:
- i sistemi fotovoltaici
- il solare termico
- gli impianti eolici
- la produzione di biocombustibili dalle alghe
- l’efficienza energetica nel trasporto marittimo
.
La focalizzazione sulle aree
suddette13
è ovviamente dettata dalle caratteristiche del territorio che
presenta peculiarità idonee ad agevolare un’efficace attività di
sperimentazione nei settori nei quali è richiesta ampia
disponibilità di radiazione solare, vento, risorse marine.
La tipologia di attività che
potrebbero essere svolte dal centro può essere articolata, in linea
di massima:
- sperimentazione e sviluppo di prototipi
- verifiche di conformità di componenti
- studi d’impatto ambientale
- valutazioni di efficienza di sistemi
- sviluppo di sw dedicati
- progettazione di componenti e sistemi
- progettazione e collaudo di impianti
- formazione
- assistenza agli enti pubblici, energy management
- diffusione culturale in campo energetico
- Dall’idea al progetto
Come già detto in premessa, con
questo documento non s’intende presentare un progetto, né uno
studio di fattibilità, ma soltanto un’idea: per passare dall’idea
al progetto occorre prevedere una serie di passaggi e la graduale
messa in campo di competenze adeguate. In linea di massima si
possono prevedere le seguenti fasi:
- presentazione dell’idea progettuale
- verifica dell’interesse e della disponibilità dei soggetti coinvolti e da coinvolgere
- formazione di un gruppo di lavoro per lo sviluppo dell’iniziativa
- elaborazione di uno studio di fattibilità
- sulla base dello studio suddetto, verifica della disponibilità a sviluppare il progetto
- costituzione di una struttura consortile o societaria finalizzata allo sviluppo del progetto
- ricerca delle fonti di finanziamento14
- progettazione di massima
- svolgimento delle procedure autorizzative
- progettazione esecutiva delle strutture fisiche e dell’assetto organizzativo
- ricerca, selezione e formazione delle risorse umane occorrenti15
Ovviamente, nel caso di mancato
interesse da parte di un numero significativo di soggetti rilevato
nella fase a) il percorso s’interrompe, e analogamente se ciò si
verifica nella fase e).
Gli Enti che si ritiene opportuno
coinvolgere, in una prima fase e in momenti successivi potrebbero
essere i seguenti:
- Regione Sardegna
- Provincia OT
- Comune di La Maddalena
- Università di Cagliari
- Università di Sassari
- SFIRS S.p.A.
- Sardegna Ricerche
- RSE – Ricerca sul Sistema Energetico S.p.A.
- ENEA – Azienda Nazionale per le nuove tecnologie, l’Energia e lo sviluppo economico sostenibile
- ENEL Green power S.p.A.
- Ministero dell’Università e della Ricerca
- SAREMAR
- Gruppo MARCEGAGLIA
In una prima fase, si ritiene
opportuno verificare l’interesse nei confronti dell’idea
progettuale da parte dei primi sette Enti sopra elencati16:
è infatti evidente che la sussistenza di tale interesse costituisce
una precondizione essenziale per gli ulteriori passi da compiere.
- Tappe intermedie
Anche nell’ipotesi più favorevole
di una manifestazione d’interesse nei confronti del progetto da
parte di uno o più dei destinatari della proposta, può essere
opportuno ipotizzare un percorso attuativo che preveda alcune tappe
intermedie che presentino comunque esse stesse iniziative di una
certa validità. Ad esempio, in una prima fase si potrebbe
organizzare un luogo d’incontro e di confronto fra Enti e strutture
che già operano nel campo della ricerca e della sperimentazione sui
sistemi energetici.
Si ringrazia per l’attenzione e si
resta a disposizione per eventuali approfondimenti.
Domenico Pilolli
Modena, 31 maggio 2012
1
Regione Sardegna e, in particolare, Comune di La Maddalena
2
COM(2006) 105 definitivo – Libro verde “Una strategia europea
per un’energia sostenibile, competitiva e sicura”.
3
Rispetto a una probabilità su sei se la concentrazione raggiunge le
500 ppmv e a una su sedici se la concentrazione è di 650
ppmv. Si veda al riguardo la COM(2007) 2 definitivo -
Limitare il surriscaldamento dovuto ai cambiamenti climatici a +2
gradi Celsius - La via da percorrere fino al 2020 e oltre.
4
COM(2007) 1 definitivo – Una politica energetica per l’Europa.
5
Si vedano la Direttiva 2009/28/CE sulla promozione
dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, la Direttiva
2009/29/CE che modifica la direttiva 2003/87/CE al fine di
perfezionare ed estendere il sistema comunitario per lo scambio
delle quote di emissione di gas ad effetto serra, la Direttiva
2009/30/CE che modifica la direttiva 98/70/CE per quanto riguarda le
specifiche relative a benzina, combustibile diesel e gasolio nonché
l’introduzione di un meccanismo inteso a controllare e ridurre le
emissioni di gas a effetto serra, modifica la direttiva 1999/32/CE
del Consiglio per quanto concerne le specifiche relative al
combustibile utilizzato dalle navi adibite alla navigazione interna
e abroga la direttiva 93/12/CEE, la Direttiva 2009/31/CE relativa
allo stoccaggio geologico di biossido di carbonio e recante modifica
della direttiva 85/337/CEE del Consiglio, delle direttive del
Parlamento europeo e del Consiglio 2000/60/CE, 2001/80/CE,
2004/35/CE, 2006/12/CE, 2008/1/CE e del regolamento (CE) n.
1013/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, il Regolamento
(CE) n. 443/2009 che definisce i livelli di prestazione in materia
di emissioni delle autovetture nuove nell’ambito dell’approccio
comunitario integrato finalizzato a ridurre le emissioni di CO2
dei veicoli leggeri.
6
Art. 2, comma 1 del D.Lgs. 30 maggio 2008, n. 115.
7
Art. 16, commi 1e 2 del D.Lgs. 30 maggio 2008, n. 115.
8L’obiettivo
per l’Italia del 25% di energia elettrica prodotta da fonti
rinnovabili sul consumo interno lordo di elettricità, infatti, era
ritenuto poco attendibile: più realistico, come peraltro espresso
in nota nell’allegato alla direttiva 2001/77/CE che fissa i valori
di riferimento degli obiettivi indicativi nazionali degli stati
membri relativi al contributo dell’elettricità prodotta da fonti
energetiche rinnovabili al consumo lordo di elettricità entro il
2010, un obiettivo del 22% nell’ipotesi che al 2010 il consumo
interno lordo di energia elettrica ammonti a 340 TWh. Nel tener
conto dei valori di riferimento enunciati nel citato allegato,
l’Italia muove dall’ipotesi che la produzione interna lorda di
elettricità a partire da fonti energetiche rinnovabili
rappresenterà nel 2010 fino a 76 TWh, cifra che comprende anche
l’apporto della parte non biodegradabile dei rifiuti urbani e
industriali utilizzati in conformità della normativa comunitaria
sulla gestione dei rifiuti. Al riguardo si rileva e la capacità di
conseguire l’obiettivo indicativo enunciato nell’allegato
dipende, tra l’altro, dal livello effettivo della domanda interna
di energia elettrica nel 2010. In effetti, l’obiettivo del 25%
pare attualmente raggiungibile grazie alla diminuzione dei consumi
di energia elettrica verificatisi per effetto della crisi economica
manifestatasi a partire dal 2008.
9
Linee guida allegate al D.M. 10 settembre 2010.
10
Punto 1.2 delle Linee guida allegate al D.M. 10 settembre 2010.
11
Paragrafo 17 delle Linee guida per l’autorizzazione degli impianti
alimentati da fonti rinnovabili allegate al D.M. 10 settembre 2010.
12
Elencazione puramente indicativa e certamente non esaustiva
13
Senza peraltro escludere che gli ambiti d’interesse possano
successivamente espandersi verso altri settori.
14
Si può presumere, in linea di larga massima, che l’investimento
complessivo occorrente sia dell’ordine di 5 – 6 milioni di €
15
In linea di larga massima, si può presumere che si debba
gradualmente procedere all’assunzione di personale nella misura di
15 – 20 persone : in gran parte si tratterà di laureati in
discipline scientifiche.
16
Soltanto a tali Enti viene pertanto inviata la presente proposta.