La sentenza di condanna di Mimmo Lucano a più di tredici
anni di reclusione è l’emblema di certa “giustizia”: spietata con i deboli,
accomodante con i forti. Non è una sentenza, è una vendetta. E, forse, anche un manifesto politico. Un altro duro colpo
alla credibilità della magistratura italiana. Rispettare le sentenze? Fiducia
nella magistratura? Che lo dicano i politici e i giornalisti nei talk show, va
bene. Ma per noi comuni cittadini sono parole vuote, flatus voci